Questo è il mio racconto breve (la brevità è data dai limiti imposti dal concorso) pubblicato nell’Antologia del Concorso di Emozioni, a cura della casa editrice Kimerik.
L’aquilone
Il rapporto tra me e lui è come il legame tra un aquilone ed il bambino che ne stringe il filo tra le dita. Io sono l’aquilone, lui il bambino.
All’inizio mi ha tenuta tra le mani. Affascinato mi ha carezzata, cullata, posseduta; poi si è stancato del giocattolo e mi ha posata, delicatamente, allontanandosi. Ed io lentamente, complice il vento, ho preso il volo.
Eppure lui aveva sempre il filo in mano. E lo teneva stretto nonostante tutto. Mi dava spago ed io mi allontanavo, ogni volta un po’ di più, via da quelle mani che mi avevano fatto male, posandomi così presto, senza neanche darmi la possibilità di conquistare il suo cuore. Poi un piccolo colpo al filo mi riportava accanto a lui, che per un attimo mi guardava, mi parlava, mi carezzava, e quando mi illudevo che la situazione stesse mutando tornava a posare il suo sguardo altrove, allontanandosi ancora, lasciando di nuovo che prendessi il volo.
Ma i suoi colpi al filo si facevano sempre più radi e la mia distanza da lui cresceva, quasi incolmabile. Lui cominciava a sbiadire nella mia mente, la sua presenza nel mio cuore sempre meno nitida, finché mi sono convinta che il filo, quel legame magico e sottile, si fosse spezzato, o che lui stesso l’avesse lasciato andare.
Poi un piccolo dolce strattone e ho sentito di nuovo che ci sei, che il legame c’è sempre. Profondo e forte come la prima notte, non importa quanto ci allontaniamo o quanto lo neghiamo. Ora ne sono felice, perché una parte di me ti ama. Ancora. Sempre. Comunque. Ed il resto del mio cuore ti vuole bene così come sei, sfuggente ma col filo stretto tra le dita.
© Federica Carmana, febbraio 2007